Martina Zena

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BIG PINK WHALE








INTERPLAY

A/V Performance




INTERPLAY è il terzo step di una serie di sperimentazioni e collaborazioni intraprese all’inizio del 2015 con Types
in collaborazione con Paolo Iocca (SPIRE) a cui ha fatto seguito Human Being / Being Human, una performance che ha coinvolto musicisti, coder e videomaker del centro di ricerca di Fabrica.
In questa occasione sound designer e performer che ha firmato la parte musicale è Giulio Abatangelo e nel corso del tempo il progetto ha visto il contributo di Alberto Pagnin e Federico Mazzolo.




Rispetto ai due progetti precedenti, INTERPLAY segna un ulteriore passo avanti nel percorso che porta a riunire musica, grafica e performance.
In questa occasione, infatti ho abbandonato la dimensione “da tavolo” e narativa, per trovarne una in cui relazioni, suggestioni, spazio e corpo divengono elemento centrale del tutto, in quanto lo stesso corpo è mediazione tra le intenzioni e l’ambiente.
Tutta la performance si basa su un concetto mutuato dal campo jazzistico: l’interplay, ovvero il ribaltamento dei ruoli, il momento in cui le gerarchie vengono messe da parte a favore di un lavoro di interscambio attraverso il quale ogni esecutore influenza l’altro.




         

        INTERPLAY from martina zena on Vimeo.






                    

Durante la performance, ogni gesto provoca un suono e da ogni suono si genera un segno. L’utilizzo di oggetti non convenzionali (strumenti odontoiatrici, componenti meccaniche, strumenti appositamente costruiti...)per la realizzazione di un grande monotipo, per me non è altroche la volontà di portare la ricerca all’esterno dello studio per scoprire un nuovo potenziale.

Le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare tutto ciò che riguarda i sistemi musicali interattivi in tempo reale, hanno spostato l’attenzione sul ruolo gestuale in quanto questo diviene ponte tra il sistema visivo e quello musicale. Proprio nel gesto il suono trova la sua incarnazione in quanto, attraversostrumenti digitali, produce un segno e la stampa finale non sarà altro che lapartitura musicale, gli appunti di questo dialogo a due tra il gesto/grafica e ilmusicista/suono.

Il set prevede un insieme di strumenti digitali, analogici e di una grande piattaforma che reagisce, tramite sensori, ai gesti e ai movimenti necessaria lasciare un segno sulla carta. La trama musicale del progetto si avvale della sintesi sonora, del campionamento, ma anche di una costante interazione con l’ambiente fisico. Al termine della performance si rivela l’output fisico del progetto, una grande stampa realizzata in monotipia.