Martina Zena

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I’m always looking for the 
BIG PINK WHALE








WABI SABI

art direction, artwork, music video, prints


“nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto”
(Richard R. Powell)

Wabi sabi, costituisce una visione del mondo giapponese, o estetica, fondata sull’accoglimento della transitorietà delle cose.

Questa idea è il fulcro del progetto musicale di Teiuq che mi ha coinvolto per curare l’identità visiva.
Serie delle serigrafie per la realizzazione dell’artwork dell’album.

   
Allestimento della mostra @Fabrica Features di Lisbon con i frame originali del video e le stampe dell’artwork.





alcuni frame del video Treno per Evelyn


Artwork dell’album

Il progetto racconta di un viaggio tra India, Laos, Vietnam, Pakistan, Cina, Cambogia, e tanti altri paesi principalmente del sud est asiatico, in cui sono state raccolte  testimonianze sonore, spesso casuali e imperfette, che rappresentano spaccati di vita quotidiana, da cui nascono tutte le canzoni. Un mix di suoni dal mondo creano un universo in cui tribù di minoranze etniche incontrano suoni elettronici contemporanei, orchestrati dalle composizioni sonore di Fabio di Salvo

Wabi sabi_ artwork
Si è partiti dalla suggestione di un’ immagine -un cielo invaso da stormi-, una storia -la leggenda dell’invenzione della musica da parte del dio fuxi- e una visione -la bellezza dell’imperfezione.

Da qui si è cercata un’immagine che li contenesse tutti e un linguaggio adatto a raccontarlo. 

La serigrafia è stata una scelta necessaria, una tecnica anticamente legata all’Oriente e che comprende nel suo processo l’errore, la materia e la sorpresa.

La copertina ha diversi elementi che racchiudono in sé tradizioni e simbologie che rimandano ai luoghi da cui arrivano i suoni dell’album.

Treno per Evelyn_video
A suggellare il legame tra il progetto di Teiuq e la mai personale visione c’è “Treno per Evelyn” , video del singolo estratto dal disco.

È la storia di un viaggio durante il quale vengono seguiti gli spostamenti di un gruppo di monaci tibetani attraverso le terre dell’indocina, un percorso la cui destinazione è ignota.

Il video vive grazie a un lavoro di found footage e di cut’n’mix di materiale recuperato da internet, dove ogni singolo fotogramma è stato poi ridisegnato a mano e reinterpretato, lasciando grande spazio al colore e alla matericità delle varie tecniche utilizzate per dar corpo al fusso incessante delle immagini. Il tutto sincronizzato al ritmo incalzante della musica, composta da suoni in parte campionati dall’etnomusicologo Laurent Jeanneau, in arte Kink Gong, in parte sintetizzati dallo stesso Fabio di Salvo (Teiuq).